Al riparo del Soldo

È la sera del 27 ottobre.

Mussolini è a teatro con una delle sue storiche amanti, Margherita Sarfatti. Al Manzoni di Milano, quella sera, va in scena "Il Cigno" di Molnar. Il futuro Dux è teso, agitato, ma non dà a vederlo.

Improvvisamente, qualcuno bussa al palchetto. Luigi Freddi, redattore de “Il Popolo d’Italia”, entra un po’ impacciato, e annuncia: “Direttore: è cominciato!”. Ci siamo, dunque, la Marcia su Roma ha avuto inizio. “In tutto, finora, solo una decina di morti”, aggiunge.

Sulle pagine del suo diario, la bella Margherita completa così il racconto di quella drammatica sera, sospesa nel tempo. Mussolini, spiega lei, si alza rapido ed esultante: “Ci siamo, addio!”, e si dilegua coraggioso verso il suo nuovo destino.

Ma la leggenda, si sa, dista diverse miglia dalla verità. E a quanto, invece, la donna confiderà all’amica Isa von der Schulenburg, il futuro dittatore a quell’annuncio reagisce in modo ben diverso.

In quella fredda sera milanese di fine ottobre, proprio mentre decine di migliaia di uomini avanzano verso Roma da tutt’Italia, per prender possesso dei palazzi del potere, Mussolini si volta di scatto, cercando riparo nei suoi occhi e fissandoli agitato: “Andiamocene al Soldo, Margherita. Da lì passiamo in Svizzera.. Soltanto per un paio di giorni. Così, per veder che cosa accade..”

È ancora Isa, a raccontare il seguito. Benito e Margherita si rifugiano davvero, quella notte, al "Soldo", la fiorita, sognante villa di campagna dell’affascinante amante veneziana. In quell’antico e incantato edificio, interamente tappezzato d’edera, che si trova in quel di Cavallasca, sulle sponde del Lago di Como.

E in un abbraccio folle e disperato, mentre un sol brivido percorre rapido i loro corpi avvinghiati, Margherita si ritrova stupita a consolare e incoraggiar l’eroe che, a dir di tutti, non teme niente e nessuno. Citando Marinetti, e poi D’Annunzio, è lei a sospingerlo verso il suo domani.

E il suo sussurro è dolce e fiducioso: “O marci o muori. Ma so che marcerai”!

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