Il sangue e la libertà

21 Ottobre 2020

Cresciamo e viviamo convinti, per tutta la nostra esistenza, che ciò che davvero conti sia il sangue. Il legame naturale, quello scaturito da una dimensione fisica, insomma.

Crediamo che il vincolo vero, da salvaguardare e da privilegiare ad ogni costo, sia quel filo che lega genitori e figli, che unisce i fratelli. E siamo convinti che quel tipo di legame sia indissolubile. Perché dettato dalla nostra natura; perché registrato nel nostro DNA, assorbito dal sangue. Per questo motivo, diamo per certo che fratelli, o figli, o genitori, lo si resti per sempre. Avvinti dalla natura, pur se separati. Pur se lontani, addirittura nemici.

Quel che però, ancora una volta, trascuriamo è la nostra Libertà. Dimentichiamo infatti che la sorgente di quel legame di sangue, l'origine da cui scaturisce quella natura, da cui prende forma quella fisicità che avvince un genitore a un figlio o una sorella a un fratello, consiste in un'unione tra due perfetti estranei. Tra due persone che provengono da due Terre diverse. Tra due individui che, in piena libertà e in un autentico capolavoro di fantasia e creatività, col loro amore danno il via a un nuovo sangue. A una nuova natura. A una nuova famiglia.

L'amore vero, dunque, quello che ci vede artefici della nostra vita, quello che ci appassiona in una ricerca continua dell'altro, quello che non si accontenta mai della distanza che si assottiglia tra gli amanti, quello che li perfeziona, che li spinge a lottare contro i propri difetti e le proprie paure, è la sola relazione che ci vede creativi, spontanei, indipendenti dalla natura. È l'amore, insomma, che non è l'effetto dalla natura, ma che ne è la causa.

Spesso si dice che si rimane insieme per i figli. Che la relazione tra due genitori sia motivata soltanto dal loro legame con la loro prole. Così pensando, si continua a commettere, dopotutto, lo stesso errore che si ripete in ogni altra nostra azione. L'errore dell'uomo che, ogni giorno e per sempre, rinuncia alla sua libertà, alla sua capacità di creare e di plasmare, in maniera assolutamente personale e originale, la materia che lo circonda. L'errore, cioè, di preferir l'obbligo alla scelta.

L'amore tra due individui è l'origine di tutto. Diciamo che ci capita, che ci travolge, che poi si affievolisce, che quindi passa, che finisce. E lo diciamo come se fosse un soggetto che compie delle azioni. Tutte queste azioni. Dimenticando, invece, che questo amore che costituisce l'anima più profonda della nostra esistenza, lo creiamo noi. Lo incoraggiamo in una persona che ci attira, lo alimentiamo, lo esasperiamo a dismisura. E poi prendiamo a trascurarlo, a dimenticarlo, a lasciarlo spegnersi poco per volta, come si fa con un camino quando non serve più. Il soggetto dell'amore siamo noi. Siamo noi gli artisti capaci di inventarlo. Siamo noi i compositori in grado di idearlo e di suonarlo in faccia al mondo come la più grande sinfonia della storia. Come l'esempio più perfetto, più evidente, e al contempo più intimo e particolare, dell'Armonia universale che infervora il mondo.

Rinunciando a dedicarci a questo amore, a nutrirlo, a custodirlo, a proteggerlo, a difenderlo e ad alimentarlo con attenzione, con passione e coraggio, abdichiamo - ogni giorno di più - alla nostra creatività, alla nostra unicità, alla nostra autodeterminazione, alla nostra vita, alla nostra Libertà. Dimenticandoci di come esso sia l'unico e autentico cuore pulsante della nostra personalità, capace di spinger la nostra particolare energia fin nelle più recondite fibre dell'esistenza.

Il vero amore, a cui lavorare una vita intera, quello che all'inizio vorremmo eterno come se fosse qualcosa che non dipende da noi, quello che, quando "finisce", irrimediabilmente ci fa sperimentare il nostro più totale fallimento, non è l'amore subìto, quello imposto dal sangue.

È l'Amore che il sangue lo crea. Che lo produce, che lo inventa da zero.

Spingendolo, con quotidiana dedizione, con fiducia, attenzione e coraggio, in ogni più nascosta venatura del nostro Essere.

Indietro
Indietro

Nel sacco

Avanti
Avanti

Quello che non ho